I messaggi dell'Acqua

 

I messaggi dell'acqua

 

di  Claudia Benatti

 

Due fisici italiani confermano

la capacità dell'acqua di trattenere

e propagare informazioni.

Un'ulteriore prova scientifica

a favore dell'omeopatia

 

 

Il DNA, l'acqua, la fisica quantistica e le menti libere e brillanti di due fisici italiani di fama internazionale, Emilio Del Giudice e Giuseppe Vitello, sono gli elementi di una scoperta, o meglio di una spiegazione innovativa di dati sperimentali già disponibili, che è in sé rivoluzione, scienza e poesia.

Basandosi sui risultati sperimentali ottenuti in laboratorio dal premio Nobel per la medicina Luc Montagnier, l'équipe di Del Giudice e Vitello ha confermato la capacità dell'acqua di trattenere e propagare "informazioni", spiegando tale proprietà con la teoria quantistica dei campi.

Una teoria di per sé "non lineare e quindi in grado di fornire gli strumenti più adatti per descrivere un insieme complesso di processi anch'essi non lineari", come infatti sono quelli legati alle proprietà fisiche dell'acqua.

"Le nanostrutture dell'acqua e la loro risonanza elettromagnetica sono senz'altro in grado di propagare informazioni contenute nel DNA da un organismo originario ad un altro" spiega il Prof. Vitello. "Noi abbiamo interpretato queste risultanze sperimentali nell'ambito della innovativa teoria dell'acqua liquida, che si basa appunto sulla teoria quantistica dei campi".

Se, dunque, già nel 2009 Montagnier aveva osservato e misurato i segnali elettromagnetici prodotti dall'acqua che era stata a contatto con sequenze di DNA batterico, ecco che ora arriva il supporto teorico e razionale entro cui inserire e spiegare il fenomeno.

Lo studio¹, che si è assicurato la rivista Journal of Physics: Conference Series, ha una portata scientifica enorme, perché apre la strada a differenti approcci alle cure e all'utilizzo dei farmaci, consentendo al contempo di inquadrare in un ambito scientifico l'efficacia dell'omeopatia e dell' omotossicologia. Efficacia osservata da decenni sui pazienti e rivendicata da milioni di medici nel mondo.

 

 

 

l risultati di laboratorio

Lo studio di Montagnier, Del Giudice, Vitiello e collaboratori organizza e mette compiutamente in relazione, spiegandone i meccanismi fisici, le informazioni ottenute studiando il comportamento del DNA dei microrganismi nelle diluizioni acquose.

«La storia è iniziata dieci anni fa, quando Montagnier iniziò a studiare il comportamento di un piccolo batterio, il Mycoplasma pirum, che si può trovare nei linfociti umani» spiegano gli autori dello studio.

Montagnier provò a separare, con l'utilizzo di filtri, il batterio dalle particelle virali, per poi verificare che la reazione polimerasica a catena² nel «filtrato» era negativa, vale a dire che non rilevava la presenza del batterio.

Quando però il filtrato veniva incubato con linfociti umani si rilevava nuovamente la presenza del micoplasma con tutte le sue caratteristiche. La domanda era legittima: quale tipo di informazioni, dunque, si trasmettevano nel filtrato acquoso?

I sistemi biologici, tutti quanti, emettono una vasta gamma di frequenze, attraverso le quali possono scambiarsi informazioni.

Fu scoperta così una nuova proprietà del DNA del micoplasma: l'emissione di onde a bassa frequenza (500-3000 Hz) in diluizioni acquose di filtrato dove le particelle del microrganismo erano piccolissime, addirittura nanometriche (dai 20 ai 100 nm)³. Tali onde elettromagnetiche sono poi state rilevate, oltre che nelle colture di microrganismi, anche nel plasma di persone infettate dai medesimi agenti e in DNA appositamente estratto da materiale biologico.

Si è anche visto che i segnali elettromagnetici non sono correlati in maniera lineare al numero iniziale di cellule batteriche prima del filtraggio. Si tratta infatti di un fenomeno che segue la cosiddetta legge «del tutto o nulla»4. 

Nel caso del Mycoplasma pirum, un singolo gene isolato può indurre lo stimolo elettromagnetico. Ciò fa quindi pensare che basti una breve sequenza di DNA per ottenere il segnale stesso. Poiché le strutture in grado di produrre il segnale sono nanometriche e poiché i segnali si osservano solo se il filtrato è altamente diluito in acqua, è stato dato loro il nome di nanostruttura e tutto fa pensare che siano costituite esse stesse d'acqua. Molto interessante è anche andare a vedere le condizioni tecniche che permettono l'attivazione di segnali elettromagnetici. Dapprima occorre il filtraggio con filtri nanometrici, poi un'elevata diluizione in acqua, un'agitazione meccanica tra una diluizione e l'altra e quindi una sollecitazione elettromagnetica a frequenza bassissima. Si tratta di un procedimento che richiama molto da vicino la preparazione dei rimedi omeopatici.

 

  

Il DNA attraverso onde e acqua

 

I segnali elettromagnetici emessi dalle diluizioni contenenti frammenti di DNA trasmettono informazioni sulla struttura di nanostrutture in acqua pura: questa è la conclusione che l'esperimento di Montagnier permette di trarre.

Come ciò avviene lo illustrano Del Giudice e Vitello nel loro studio.

In laboratorio è stato utilizzato un frammento di DNA del virus HIV amplificato e diluito, e si è registrato che tali preparazioni generavano segnali elettromagnetici. Una delle diluizioni è stata poi posta in un recipiente protetto da uno strato di metallo particolare spesso 1 mm, in grado di schermare da campi magnetici esterni; all'interno del recipiente, è stata sistemata, in presenza della prima provetta, un'altra provetta contenente acqua pura. Il tutto a temperatura ambiente. Le due provette sono state quindi sottoposte a onde di bassissima frequenza, intorno ai 7 Hz, generate da un solenoide5 di rame alimentato da un generatore esterno. Il campo elettromagnetico è stato mantenuto per 18 ore.

I ricercatori hanno quindi rilevato che anche la provetta contenente soltanto acqua emetteva segnali elettromagnetici come quelli generati dalla provetta contenente DNA originale. La specificità delle nano strutture d'acqua così indotte sta proprio nel fatto di avere una banda di DNA simile a quella del frammento originario. Anche la sequenza di fatto era identica al 98%, con 2 nucleotidi diversi su 104. L'esperimento è poi stato riprodotto con una sequenza di DNA proveniente da un altro batterio, Borrelia burgdorferi, che ha confermato il medesimo risultato.

«Ciò mostra chiaramente che le nanostrutture dell'acqua e la loro risonanza elettromagnetica possono ripetere fedelmente le informazioni del DNA» spiegano gli autori.

 

L'ambito teorico di riferimento

 

Gli autori dello studio hanno interpretato tali proprietà secondo la teoria dell'acqua liquida basata sulla teoria quantistica dei campi, che, come detto, è una «teoria intrinsecamente non lineare» e quindi idonea a descrivere processi complessi e non lineari.

Cosa accade dunque alle molecole d'acqua liquida? «Innanzi tutto il legame tra di esse non si stabilisce grazie a interazioni puramente statiche, ma viene indotto da un campo elettromagnetico radiante a lungo raggio e dipendente dal tempo» spiegano Del Giudice e Vitiello. L'insieme delle molecole che interagisce con il campo elettromagnetico acquisisce un nuovo stato energetico minimo, diverso da quello solito che si registra quando le oscillazioni delle molecole non sono correlate tra loro e quando il campo elettromagnetico non c'è. Questo nuovo stato energetico minimo configura le molecole in modo che siano tutte comprese all'interno di uno spazio esteso, chiamato Dominio Coerente, e le fa oscillare all'unisono in sintonia con il campo elettromagnetico attivo all'interno di quello spazio. Nel caso dell'acqua liquida, si legge nello studio, il Dominio Coerente comprende un insieme di elettroni quasi-liberi capaci di accettare energia proveniente dall'esterno, trasformandola in eccitazioni coerenti (chiamate anche vortici) la cui entropia è più bassa rispetto all'entropia dell'energia in entrata; semplificando, si può dire che all'interno del Dominio ci sarà dunque un sistema «più ordinato» rispetto all'esterno e in grado di «riordinare» anche l'energia «più disordinata» che proviene dall'esterno.

Si dovrebbe superare l'idea che

il corpo sia solo una macchina,

perché in realtà è molto, ma molto di più.

 

Infatti i Domini Coerenti oscillano a una frequenza che cambia quando viene stoccata energia. Quando tale frequenza diventa uguale a quella di altro materiale molecolare non acquoso presente sulla superficie del Dominio stesso, queste molecole «ospiti» diventano parte del Dominio Coerente e sono capaci di catturare l'intera energia immagazzinata, che diventa energia di attivazione delle molecole stesse. Di qui potrà poi partire un nuovo ciclo di oscillazioni.

Sono inoltre possibili «performance collettive» dei Domini Coerenti dell'acqua: è cioè possibile che più Domini che sono coerenti al loro interno, siano anche coerenti tra loro. Vediamo come.

Come spiegano gli autori, il DNA e le proteine sono polielettroliti e per questo sono circondati da una nube di contro-ioni positivi. Se su questi sistemi si applica un campo magnetico con una frequenza uguale a quella degli ioni, questi vengono estratti dalle loro orbite. Tale fenomeno produce «un moto rotazionale degli elettroni quasi-liberi dei Domini Coerenti dell'acqua, che diventano eccitati energeticamente».

La quantità di questa eccitazione energetica «può essere ritenuta uniforme in uno spazio che include un gran numero di Domini Coerenti dell'acqua che, in maniera corrispondente, si mostrano eccitati in modo uniforme assicurando dunque la coerenza tra di essi».

Per immettere energia nei Domini Coerenti dell'acqua abbiamo bisogno di un campo magnetico alternato che negli organismi evoluti, come l'uomo, può essere prodotto dal sistema nervoso.

 

L'esperimento

 

 

 

L'acqua nei processi biologici

 

«Con questo studio abbiamo cercato di capire e spiegare il ruolo dell'acqua nei processi biologici. Non era nostra intenzione giustificare né delle pratiche particolari né altre teorie, ma è chiaro che quanto scoperto può offrire chiavi di lettura di fenomeni che hanno a che fare proprio con il ruolo dell'acqua nei processi biologici» spiega Vitiello, rivendicando la libertà di «porsi come obiettivo quello di capire come funziona ciò che ci circonda, di cui siamo fatti e in cui siamo immersi.

Abbiamo la prova che reazioni biologiche e chimiche possono essere indotte da vettori che non sono chimici, bensì fisici.

E bando alle polemiche, perché ci allontanano dalla verità. Cerchiamo piuttosto di usare le chiavi che abbiamo per aprire porte, anziché chiuderne».

Aperto, libero e liberatorio è l'approccio dichiarato di Vitiello: «Per i fisici il rigore consiste nella capacità di stimare gli errori, che sono inevitabili. È dagli errori che si impara ed è per questo che il ricercatore, nella sua attività, ogni giorno si rimette in discussione. In tal modo si costruisce la conoscenza, senza pregiudizi». È proprio grazie alle conclusioni di Del Giudice e Vitiello che si aprono nuove prospettive: si parte da qui, ma si arriva lontano.

 

 

Il segnale? Non solo da virus e batteri.

 

È lo stesso studio di Montagnier e dei due fisici italiani ad ammettere che i segnali elettromagnetici sono rilevabili anche con DNA che non è batterico o virale, come ad esempio nei casi di cellule riconducibili a persone affette da patologie croniche, dall'Alzheimer al Parkinson, «così come si rilevano in tutti i sistemi biologici, che sono sede di segnali elettromagnetici, i fotoni, e vibrazionali di tipo acustico, i cosiddetti fononi» spiega il dottor Guido Paoli, anch'egli fisico, da anni impegnato come consulente scientifico nella Fondazione Pantellinî'.

Quindi il discorso si amplia: il medesimo principio si può estendere e generalizzare. «I sistemi biologici, tutti quanti, emettono una vasta gamma di frequenze, attraverso le quali possono scambiarsi informazioni, e questo è un punto cruciale» aggiunge Paoli. «È presumibile che gli elementi patogeni, come appunto batteri e virus, emettano campi o frequenze particolari, di maggiore intensità. Per esempio, le cellule tumorali emettono segnali più intensi rispetto alle cellule normali poiché presumibilmente devono indurre delle modificazioni. Ma è comunque certo che tutti i sistemi viventi sono in grado di produrre segnali e sono proprio quelli che permettono alle molecole di interagire tra loro e creare fenomeni di risonanza. Quando le frequenze si accordano tra loro, è presumibile che si crei una sorta di mappa di riconoscimento che consente a una specifica molecola di interagire con un'altra specifica molecola e solo con quella. Il tutto è mediato dai Domini di Coerenza dell'acqua, perché è attraverso di essi che le informazioni vengono trasmesse a distanza».

Dunque, il lavoro di Del Giudice e Vitiello consente «di elaborare una nuova chiave interpretativa sulla base della quale costruire un modello che permette di fare previsioni e insieme dà una chiave di lettura ad ampio respiro» prosegue Paoli.

«Grazie a tutto questo si cambia prospettiva, si può uscire dal campo del determinismo classico, che vale per i fenomeni macroscopici ma che è inadeguato per i fenomeni microscopici. Entrando nel campo della meccanica quantistica e muovendosi al suo interno, siamo obbligati a ragionare in un modo che a volte sembra contraddire la logica corrente, e a guardare ai micro-fenomeni con occhio diverso. Ben venga questa prospettiva differente, che ci consente di cambiare il paradigma sulla base del quale studiare i sistemi viventi».

 L'appello, dunque, si estende ai medici, perché possano ampliare il loro orizzonte. «La medicina ha da tempo rivendicato il diritto di essere classificata come scienza, ma per me non lo è in senso stretto» spiega ancora Paoli. «E non lo dico con la prosopopea del presuntuoso, ma con il massimo rispetto per chi, a mio parere, appartiene a una delle tre categorie che esprimono una vocazione: i medici appunto, i preti e gli insegnanti, che escono tutti dal concetto classico del mestiere e del tecnicismo. Si dovrebbe superare l'idea che il corpo sia solo una macchina, perché in realtà è molto ma molto di più. La medicina è un'arte e il medico deve avvalersi delle scienze propriamente intese per avere gli input giusti a fare diagnosi e stabilire terapie, che sono anche frutto di un mix di intuizione, capacità di correlare dati e sintomi, empirismo. La medicina, quindi, non può essere autoreferenziale, e di conseguenza dovrebbe uscire dall'esasperata specializzazione, poiché è fondamentale avere un quadro complessivo del "sistema uomo"'.

 

 

Le basi per spiegare  1'omeopatia

 

 Per avere una visione d'insieme, ecco che alla medicina è arrivata (o forse vi è da sempre) in soccorso la fisica, che permette di «sapere» tanto sul tutto, oltre che tanto su ogni singola specificità. Sarebbe ingiustificabile non cogliere questa opportunità, sarebbe semplicemente anti-scientifico.  A intuire tutte le potenzialità di un viaggio in simili direzioni è il dottor Paolo Giordo, omeopata che da anni si occupa anche di storia della medicina.  «La storia del pensiero scientifico ha da sempre oscillato tra i concetti filosofici di materia ed energia, di sensibile e intelligibile» spiega Giordo.

«La fisica classica ha seguito questa distinzione, separando anziché unificare. La stessa acqua, pur appartenendo al mondo materiale sensibile, è stata ritenuta da Talete, filosofo greco del VII - VI secolo a.C., un principio di identificazione del reale, sostrato permanente di cui tutte le cose sono costituite; una visione profonda che va ben oltre l'aspetto materiale. Anche oggi possiamo affermare che l'acqua costituisce la quasi totalità degli esseri viventi, consentendo ogni sorta di scambio. Il medico francese Jacques Benveniste, poco più di 20 anni fa, dimostrò che l'acqua poteva conservare memoria di ciò che vi era stato disciolto e trasmettere il contenuto di questa memoria a un ricevitore che potesse entrare in risonanza con essa. Questa scoperta, dopo l'iniziale turbamento, fu fortemente osteggiata e il suo autore ridicolizzato.  Oggi, gli studi di Emilio Del Giudice e Giuseppe Vitiello hanno riabilitato la memoria e l'importanza di quella scoperta. Con essa, hanno mostrato una spiegazione scientifica e coerente dell'omeopatia».

«Viene, pertanto, rivelato il significato e l'efficacia delle alte diluizioni omeopatiche le quali, anche dopo la dissoluzione della materia, delimitata dal numero di Avogadro9, emettono precise onde elettromagnetiche che l'acqua conserva e trasmette e che sono identificabili e misurabili» aggiunge Giordo.

«Dato che la misurabilità ha assunto valore di dogma di ogni esperimento scientifico, possiamo affermare che siamo sulla strada giusta per una spiegazione dell'azione dell'omeopatia di questo messaggio».

Sino a che la spiegazione dell'omeopatia (o la sua denigrazione) è avvenuta solo su un piano chimico, è stato facile ostentarne l'inutilità, ma quando, cambiato il paradigma, si  è passati a un piano biofisico, ecco che, come per miracolo, gli eventi raggiungono una loro spiegazione logica, scientificamente fondata. La chiave tra il messaggio trasmesso e il ricevente, in omeopatia, è sicuramente il principio di similitudine, per il quale uno o più individui entrano in risonanza con l'informazione di un rimedio. Siamo su un piano energetico, in cui un veicolo acquoso conserva l'impronta delle modifiche apportate dalla sostanza originaria diffondendo l'informazione a tutta la soluzione, con l'aiuto della succussione che, operando un rimescolamento, introduce un elemento di caos che ne potenzia la trasmissione informativa».

Questa scoperta, fatta da fisici ma che molti omeopati hanno sempre pensato e immaginato, dischiude nuove strade nel modo di curare, sino ad arrivare a terapie che non includono l'uso di farmaci. Personalmente sono entusiasta di queste scoperte a favore dell'omeopatia, ma rimango profondamente scettico sul fatto che esse possano modificare l'atteggiamento e l'accoglimento di quest'ultima nell'ambito delle discipline convenzionali, ma intanto è un altro passo avanti» .

 

NOTE

 

1.       Montagner L., Aissa J., Del Giudice E., La vallee C., Tedeschi A. e Vitello G.,  «DNA waves and water», Journal of Physic: Conference Series, in corso di stampa.

2.       La reazione polimerasica a catena, nota come PCR, è una tecnica di biologia molecolare che consente la moltiplicazione di frammenti di acidi nucleici dei quali si conoscono le sequenze nucleotidiche iniziali e terminali. Ciò consente di ottenere in vitro molto rapidamente la quantità di materiale genetico necessaria per qualsiasi utilizzo.

3.        Il nanometro (nm) è  un'unità di misura di lunghezza corrispondente a 10-₉ metri (cioè un miliardesimo di metro, pari a un milionesimo di millimetro)

4.       La legge del tutto o nulla prevede che se uno stimolo o un impulso non sono sufficienti, l'eventuale fenomeno conseguente non si verifica per nulla; se invece stimolo o impulso sono sufficienti, tale fenomeno si realizzerà pienamente.

5.       II solenoide è uno strumento usato come induttore per lo studio e le applicazioni! dell'elettromagnetismo; è  costituito da una bobina di forma cilindrica formata da spire circolari molto vicine fra loro e realizzate in questo caso con rame.

6.       II concetto di entropia può essere spiegato come: grado di disordine di un sistema.

7.       Per saperne di più: Fondazione Pantellini (tel 055 499 634, www.pantellini.org 

8.       Per saperne di più sull'emissione di biofotoni (quindi radiazione elettromagnetica) e biofononi (frequenze vibrazionali di tipo acustico) da parte dei sistemi viventi si possono consultare:

-          Colli L., Facchini U., <<Light emission by germinating ptants>>,  Il Nuovo Cimento, n. 12 (1954), pp. 15o-153.

-          Sussmann J. A., <<Phonon induced tunneling of ions in solids. Phys. Condens>>, Materie, n. 2 (1964), pp. 146-160.

-          Popp F. A., Nuovi orizzonti in medicina. La teoria dei biofotoni, Nuova Ipsa Ed., Palermo, 1985 . 

-          Bistolfi F., Radiazioni non ionizzanti. Ordine, disordine e biostrutture, ed. Minerva Medica, Torino, 1989.

-          Musumeci F., <<Physical basis and applications of delayed luminescence>>, in Integrative biophysics. Biophotonics, a cura di Popp F. A. e Beloussov L.,  Kluwer Academic Publisher (2oo3), pp. 203-230. 

-          Niggli H. J., Applegate N. A., <<Blophotons: ultraweak photons in cells>>, in Integrative biophysics. Biophotonics, a cura di Popp F. A. e Beloussov L., Kluwer Academic Publisher (2003), pp. 361-385.  -

-          Manzelli P., <<Bio-quantum physics: DNA/RNA as an information energy catalyst in life systems>> (2oo7), http://gsjoumat.net/science/manzeLLi.pdf 

-          Manzelli P., <<Remote control by DNA as a bio-sensor-antenna>> (2 o o8) , htt p :// gsjournal.net/science/manzelli43.pdf 

9 . Il numero di Avogadro è il numero di particelle (atomi, molecole o ioni) contenute in una mole; formalmente viene definito come il numero di atomi di carbonio-12 presenti in 12 grammi di tale sostanza.